La neve brucia finché non ne trovi il senso
Oltre le apparenze: una "vice-mamma" cerca giustizia per il bambino trovato morto tra la neve
Il libro, e il film, "Il senso di Smilla per la neve"
Un bambino di sei anni. Eschimese. Trovato caduto dal tetto di casa. Morto. Tra la neve. Si chiamava Isaiah. Smilla (la protagonista del romanzo e del film) non è la mamma. E' una vicina di casa. Una ragazza, eschimese anche lei. La madre è una groenlandese vedova ed alcolizzata. Vivono a Copenaghen. Smilla aveva stretto amicizia con Isaiah.
Arriva la polizia, e l'ambulanza ormai inutile. Fanno presto a liquidare il caso: incidente. Il bambino è caduto dal tetto. E' scivolato sulla neve.
Smilla è perplessa. D'istinto, non le piace questa ricostruzione dell'accaduto. Non è convinta. Sale sul tetto. Esplora le orme. La aiuta il suo "senso per la neve", innato per la sua provenienza geografica, maturato attraverso i suoi studi in materia. Smilla, infatti (che combinazione) è glaciologa, ossia una geologa specializzata in ghiaccio.
Esplora le orme: sono del bambino, ma le tracce le rivelano che non stava giocando. Sono, come dire "accelerate" come se il bimbo stesse scappando. Da cosa, o da chi, non si sa. Però le appare certo che non è caduto per un incidente.
Contro ogni senso comune, e contro tutte le autorità, assume una decisione coraggiosa: intraprende, lei da sola, un'indagine parallela, si mette alla ricerca della verità. Quella vera, scientificamente dimostrabile e argomentabile. Non quella comoda, basata sulla comune esperienza, su ciò che di solito accade.
Questa è la radice del romanzo. Il tronco, poi, si dipana tra mille avventure: viaggi in Groenlandia, missioni scientifiche segrete, esplosioni misteriose, potenti multinazionali, bonifici di denaro consistenti ed inspiegabili in favore della madre di Isaiah. Proprio la figura di questa donna, apparentemente banale, era stata, per Smilla, la pista investigativa da cui partire.
Il percorso di ricerca della verità si complica tra molteplici ostacoli, ma non si ferma: la volontà di Smilla è ferrea, e sorretta da una logica scientifica e da una determinazione insormontabile. Smilla era rimasta orfana di madre. Voleva bene a Isaiah. Inoltre, era eschimese come lui, e entrambi vivevano in una città ostile. Il dolore per la sua perdita si è tramutato in un'incitamento all'azione per rendergli giustizia.
"Gli inuit [razza di Eschimesi, n.d.a.] dicono che quando si uccide qualcuno si offende la sua anima. Io voglio che la sua anima sia in pace", dice Smilla.
Quante volte noi stessi abbiamo pensato, e intimamente creduto, che il senso profondo della giustizia consista nel rendere pace all'offeso, alla vittima? Ecco. Questa profonda concezione anima l'azione della protagonista del romanzo, e la rende capace di affrontare e superare ogni ostacolo, compresi quelli, paludosi, dell'inerzia investigativa e quelli, violenti, di cui sono capaci i poteri forti quando vengono toccati i loro interessi economici.
Non vi svelo di più sulla trama del romanzo, per non guastare a chi fosse interessato alla lettura del libro, o alla visione del film, il gusto dell'intreccio e l'evoluzione della storia, che diventa un vero e proprio thriller.
Vi dico solo che Isaiah era voluto sfuggire a certi esperimenti scientifici ai quali era sottoposto, senza alcun rispetto per la sua infanzia. Una ribellione naturale e spontanea, che gli è costata la vita, nel silenzio di tutti. Ma senza fare i conti con Smilla ... che non si accontenta della verità ufficiale.
Il libro, di cui è autore Peter Høeg, è stato pubblicato nel 1992, ha avuto un notevole successo, sia di pubblico sia di critica, e da esso hanno tratto, cinque anni dopo, un bel film dall'omonimo titolo. L'hanno trasmesso in televisione qualche domenica fa, in seconda serata. Io il fim in tv me lo sono perso, ma il libro no.
La protagonista del film, che interpreta il ruolo di Smilla, è Julia Ormond, da molti definita come l'erede di Audrey Hepburn (è quella della foto sopra, giudicate voi).
Piccola curiosità: il "cattivo" nel film è interpretato da Richard Harris (quello che ne "Il gladiatore" faceva la parte dell'imperatore Marco Aurelio, poi ucciso dallo sciagurato e crudele figlio Commodo, che prese il suo posto, ecc. ecc.) e che qui interpreta la parte del dottor Tork. Cosa c'entra un dottore in questa storia? E perché cattivo? Ve l'ho detto prima: non voglio guastarvi la sorpresa.
E poi detto qui e a parole varrebbe poco: bisogna vederlo all'opera. Così come bisogna vedere cosa fa e cosa pensa la "buona e brava" Smilla, che a un certo punto si fa aiutare da un altro medico per contrastare quello cattivo.
Morale della favola: la scienza aiuta, le sue conoscenze sono indispensabili per supportare un'indagine seria. Ma da sola non basta: occorrono anche sensibilità nell'interpretare i fenomeni, empatia con la vittima, volerle e averle voluto bene al punto di mettersi in gioco, con tutta la determinazione e con ogni energia, per affrontare gli ostacoli nel percorso di ricerca della verità.
"Non si può vincere contro il ghiaccio", dice a un certo punto Smilla. Frase, ovviamente, polisensa, densa di interpretazioni. Ma - direi io - il ghiaccio bisogna prima saperlo conoscere e interpretare, e poi avere la forza di scioglierlo, almeno quanto basta per avere uno spazio di verità. Come ha fatto lei, appunto. Che alla fine ha capito cosa era veramente successo ad Isaiah, e perché.
La conoscenza scientifica è la base per poter riconoscere, e così evitare, le false verità proposte alla pubblica opinione e, spesso, purtroppo, anche agli organi giudiziari, che talvolta le recepiscono acriticamente. Tuttavia, di per sé sola essa si rivela insufficiente per raggiungere la verità vera, la conoscenza delle cose come realmente accadute. Occorrono altri ingredienti, tipicamente umani, per arrivare, faticosamente, a questo risultato.
"Solo ciò che non capiamo può avere una conclusione". E' la penultima frase del romanzo, pronunciata da Smilla. A voler significare che la verità è infinitamente grande, ma non poi così distante, per chi la vuole e la sa cercare.
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Per i pigri nella lettura c'è anche il film, ma costa 10 volte tanto (il libro 4,99, il DVD 49 euro)
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