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Diritto e letteratura: il perchè di un binomio

Perché proporre diritto e letteratura?


Perché ritengo che sia una via proficua per comprendere meglio il diritto.

L'obiettivo che auspico, con questo semplice blog, è stimolare la riflessione sui valori giuridici fondamentali, coltivando la sensibilità degli operatori (non solo magistrati e avvocati, ma anche giuristi d'impresa, commercialisti, consulenti del lavoro, cancellieri, ufficiali giudiziari) attraverso la lettura ragionata di opere letterarie di tutti i tempi, dai classici ai contemporanei, che hanno attinenza con temi giuridici: la giustizia, la legge (e i rapporti tra le due!), la colpa, la pena, il processo, la testimonianza, il reato, l'illecito civile, il torto, il sopruso, la prevaricazione, e molti altri,

In tutti i tempi, da Antigone tra gli antichi, a Shakespeare, Manzoni e Dostoevskij tra i classici, a Satta e Calamandrei tra i moderni, a Carofiglio e De Silva tra i contemporanei, la letteratura si è interessata al fenomeno del diritto, alle leggi che lo regolano, alle regole, spesso non scritte, che lo governano: consuetudinarie, o addirittura abitudinarie, e di carattere psicologico o sociologico, oltre che economico. Dunque non solo norme in senso stretto, bensì una categoria di influenze ben più ampia, e la cui comprensione è necessaria se si vuole davvero conoscere il complesso mondo del diritto, dai fondamenti teorici ai risvolti pratici.

E' un approccio multidisciplinare ed equidistante, dove il giurista ed il letterato si incontrano, ciascuno apportando la sua visione e sensibilità. La letteratura osserva il diritto criticamente, lo descrive artisticamente, e impietosamente (si pensi alla storia della colonna infame). Ma anche il diritto è intessuto di letteratura, poichè si serve e si nutre dello strumento imprescindibile della sua espressività: il linguaggio.

Cosa può dire ed offrire la letteratura ai giuristi? Moltissimo: il cuore della giustizia è etico e relazionale, guarda all'altro come soggetto di diritti, e di doveri, e come centro di imputazione di interessi riconosciuti dall'ordinamento giuridico. E la letteratura ha proprio al suo centro l'uomo, in tutti i suoi aspetti, comportamenti, sentimenti, pulsioni, passioni, rapporti e relazioni con gli altri.

I problemi attuali del diritto "pratico" sono, tristemente, sotto gli occhi di tutti: eccessiva complessità della produzione normativa, sempre crescente verso l'ipertrofia; lentezza cronica e malfunzionamenti organizzativi; burocratizzazione e "spersonalizzazione" delle procedure, ove carte e addirittura moduli contano ben più dell'aspetto umano e del vissuto interiore; tecnicizzazione delle legislazioni e delle fonti regolamentari, ormai incomprensibili ai più, all'uomo medio e dunque al cittadino, richiedendo costose e a volte inutili intermediazioni, con professionisti del settore spesso anch'essi disorientati di fronte alle contraddizioni del sistema; deresponsabilizzazione degli operatori, compresi i giudici, a fronte di un sistema giudiziario che viene percepito come una macchina ottusa ed elefantiaca, che si muove da sé, in base a logiche imperscrutabili; incapacità dei togati di rapportarsi, dall'alto sterile della loro torre d'avorio, con il mondo, e in particolare con le esigenze dei consociati, con lo sviluppo dell'economia e delle tecnologie, con l'evoluzione della società e le nuove variegate tendenze in essa emergenti, che il diritto pretende di fronteggiare con schemi inadatti e superati.

Sembra insita nel diritto una scarsa capacità innovativa e autorinnovativa, che emerge drammaticamente a fronte della complessità e della veloce evoluzione delle società moderne: il diritto tende a "inseguire" i fenomeni, piuttosto che riuscire a prevenirli e regolamentarli efficacemente, così venendo meno alla sua stessa funzione.

La letteratura consente, a mio avviso, di contrastare questi fenomeni, di neutralizzare le esagerazioni del formalismo, della logica meccanica che porta a conseguenze assurde e aberranti; la letteratura può proporre un fecondo riavvicinamento del diritto alla realtà umana e alla sensibilità sociale. 

Mai come oggi, il diritto non può permettersi di essere autoreferenziale, incolore, incapace di cogliere le essenze vive dell'umanità, dall'individuo alle società e organizzazioni che la compongono. Il giurista deve coltivarsi, rinnovarsi, interrogarsi, e collocarsi in un sistema di valori definito da tanti perché ai quali abbiamo dimenticato di attingere. In tutto ciò, la letteratura può aiutare.

Io cercherò semplicemente di offrire qualche spunto utile per compiere questo percorso. Proporrò alcune opere letterarie che ritengo di valore, e che abbiano affrontato temi utili per una riflessione sugli istituti giuridici fondamentali e sui valori ad essi sottesi. Chiederò il vostro contributo con commenti, idee, stimoli e proposte per un dibattito. Chiunque è invitato a partecipare: non solo gli operatori giuridici professionali, ma anche gli amanti della letteratura, e tutti coloro che desiderano conoscere le "ragioni della giustizia", ed anche - giustamente - chiedere conto di esse, di quali siano, da dove provengano, e come e se vengano applicate e praticate.

Insomma, vi chiedo, leggendo e se volete commentando e proponendo, di prendere posizione per una manifestazione della giustizia. Vi accorgerete che la grande letteratura propone e auspica modelli sociali ben più avanzati e lungimiranti di quelli offerti dalle legislazioni vigenti. Molte volte un romanzo, una poesia o un racconto descrivono e spiegano determinati mali (oppressioni, emarginazioni, mancanza di libertà) in modo da suggerire la via per la loro soluzione: non tecnica, ma creativa. Il letterato si interroga sull'infelicità e sulla mancanza di libertà, e i protagonisti delle narrazioni sono sempre alla ricerca di un mondo migliore, di una via d'uscita dall'ingiustizia. 

E' un patrimonio al quale i giuristi, gli studiosi di diritto ed i normali cittadini possono ed hanno il diritto di attingere per ottenere un diritto vivo, ben più vivo di quello attuale, ormai solo in rare occasioni mosso e scosso da talune coraggiose pronunce giurisprudenziali.



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