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Visualizzazione dei post da novembre, 2017

L'apologo dell'onestà

L'apologo sull'onestà nel paese dei corrotti  di Italo Calvino  Nel 1980, Italo Calvino scrisse su La Repubblica un articolo, in forma di apologo, che all'epoca apparve misconosciuto, ma la cui grandezza è stata apprezzata a distanza di tempo. L'apologo è un breve racconto, una "favoletta" che nell'immediato è divertente e nel profondo offre una verità, un insegnamento. Calvino ci raccontava - prima di Sciascia, Falcone, Di Pietro, Saviano e molti altri - di come la scalata al potere si alimenta a partire dalle disponibilità finanziarie accumulate illegalmente, che sono la chiave per ottenere altri favori illeciti e così acquisire posizioni dominanti; così operando, i criminali hanno modo di arricchirsi e prosperare sempre più, espandendo la propria influenza e allargando il circuito ad altri disposti a entrarvi, in un circolo vorticoso di illegalità crescente. L'importanza di questo racconto, peraltro già all'epoca attualissim
La neve brucia finché non ne trovi il senso Oltre le apparenze: una "vice-mamma" cerca giustizia per il bambino trovato morto tra la neve Il libro, e il film, "Il senso di Smilla per la neve"  Un bambino di sei anni. Eschimese. Trovato caduto dal tetto di casa. Morto . Tra la neve. Si chiamava Isaiah. Smilla (la protagonista del romanzo e del film) non è la mamma. E' una vicina di casa. Una ragazza, eschimese anche lei. La madre è una groenlandese  vedova ed alcolizzata. Vivono a Copenaghen. Smilla aveva stretto amicizia con Isaiah. Arriva la polizia, e l'ambulanza ormai inutile. Fanno presto a liquidare il caso: incidente . Il bambino è caduto dal tetto. E' scivolato sulla neve. Smilla è perplessa. D'istinto, non le piace questa ricostruzione dell'accaduto. Non è convinta . Sale sul tetto. Esplora le orme. La aiuta il suo "senso per la neve", innato per la sua provenienza geografica, maturato attraverso i suoi stu
Komorebi La luce che filtra tra gli alberi Come la letteratura illumina il diritto Komorebi è una parola giapponese che non esiste in italiano; esprime quell'effetto particolare che fa la luce del sole quando filtra tra le foglie degli alberi.   Noi non abbiamo un nome per esprimere questo concetto: i giapponesi, più sensibili ai fenomeni naturali e allo stupore che deriva dalla loro contemplazione, sì. Ogni lingua è uno specifico modo di intendere il mondo e dunque di rappresentarlo. Ogni lingua sviluppa quei termini che osserva, dei quali deve comprendere il funzionamento o il significato, o cogliere l'essenza, e che comunque ha bisogno di indicare e descrivere. A noi, per definire la neve, basta dire "neve"; gli esquimesi, che in mezzo alla neve vivono, e per i quali dunque essa rappresenta l'imprescindibile ambiente naturale, hanno decine di parole diverse. A loro volta, i beduini del deserto hanno una gamma di parole altrettanto vasta per

Diritto e letteratura: il perchè di un binomio

Perché proporre diritto e letteratura? Perché ritengo che sia una via proficua per comprendere meglio il diritto. L'obiettivo che auspico, con questo semplice blog, è stimolare la riflessione sui valori giuridici fondamentali, coltivando la sensibilità degli operatori (non solo magistrati e avvocati, ma anche giuristi d'impresa, commercialisti, consulenti del lavoro, cancellieri, ufficiali giudiziari) attraverso la lettura ragionata di opere letterarie di tutti i tempi, dai classici ai contemporanei, che hanno attinenza con temi giuridici: la giustizia, la legge (e i rapporti tra le due!), la colpa, la pena, il processo, la testimonianza, il reato, l'illecito civile, il torto, il sopruso, la prevaricazione, e molti altri, In tutti i tempi, da Antigone tra gli antichi, a Shakespeare, Manzoni e Dostoevskij tra i classici, a Satta e Calamandrei tra i moderni, a Carofiglio e De Silva tra i contemporanei, la letteratura si è interessata al fenomeno del diritto, alle leg